L'Agnello Mistico - dettagli
L’AGNELLO MISTICO, 1432 - Olio su tavola, cm 375 x 520 (aperto), polittico composto da 12 pannelli mobili di quercia
Cattedrale di San Bavone, Gand
Questo complesso e affascinante dipinto venne commissionato dal ricco uomo d’affari, diventato poi borgomastro di Gand, Joos Vjidt, che lo volle per la sua cappella funeraria posta nel deambulatorio della cattedrale, al tempo dedicata ai due San Giovanni. Dall’estate 1986 il polittico, per motivi di conservazione e di sicurezza, si trova in una delle cappelle della controfacciata della chiesa con grave perdita di fascino e di suggestione; essendo ora fisso dentro una grande “scatola” di vetro gli viene a mancare il mistero e la meraviglia del disvelamento, al momento dell’apertura delle ante nelle diverse fasi liturgiche. La storia del grande dipinto è segnata da alterazioni e trafugamenti. Nell‘estate del 1566 rischiò la distruzione a causa della crociata iconoclastica dei calvinisti fiamminghi, il polittico venne nascosto e prima del ritorno nella cattedrale ci fu il tentativo di venderlo alla regina Elisabetta I d’Inghilterra. La parte centrale, la tavola con l’Agnello Mistico, fu portata al Louvre al tempo del Bonaparte, ma prontamente restituita, mentre gli altri pannelli venivano in vario modo dispersi nei musei in Belgio e all’estero. Ricomposto nel 1920 nella cappella originaria, il polittico subì un grave furto nel 1934, il pannello rubato, quello dei “Giudici Integri” non fu più recuperato e fu sostituito da una copia nella quale compare il ritratto del sovrano del tempo, Leopoldo III. Anche le cornici, salvo quelle dei pannelli di Adamo ed Eva, nel tempo sono state sostituite.
L’opera è stata studiata dai più famosi critici d’arte, ma fino a non molti anni fa non si faceva credito di una profonda cultura teologica nei Paesi del Nord, per questo la sua lettura dal punto di vista della valutazione iconografica e contenutistica è stata a lungo riduttiva.
Il dipinto (e questo vale per tutti i trittici e polittici mobili) deve essere letto prima ad ante chiuse, dall’alto a sinistra verso il basso, e poi con le ante aperte. Si comincia dai Profeti - Zaccaria e Michea - e dalle Sibille - Eritrea e Cumana- che annunciarono la venuta di Cristo, redentore dell’umanità. Sempre sulle ante chiuse è rappresentata l’Annunciazione, momento fondamentale nel cammino della salvezza che, per l’Uomo caduto per il peccato originale, si attuerà con la Resurrezione di Cristo. L’evento è situato in un interno fiammingo e tre bifore lasciano intravedere una veduta di Bruges, o forse di Gand, che contestualizza l’annuncio miracoloso. In basso ci sono i coniugi Vjidt inginocchiati di fronte a San Giovanni Battista e San Giovanni Evangelista, che appaiono in monocromo come due grandi statue di pietra, citazione della statuaria monumentale delle facciate delle cattedrali gotiche nordiche. Questi due ritratti di committenti sono i primi nella pittura fiamminga ad essere rappresentati di tre quarti e non di profilo. Sulla cornice, in basso, corre una lunga scritta ormai quasi scomparsa, con la data – 1432 – e l’attribuzione ai fratelli Van Eyck, Hubertus e Jan, si tratta però di un’aggiunta forse eseguita nel ‘600 che dette origine alla “leggenda” del fratello maggiore Hubertus, indicato come più bravo di Jan.
Aperto il polittico, appare la rappresentazione del Paradiso: nella parte alta, in centro, contro uno sfondo di aureole dorate, c’è Dio Padre in trono che ha il volto del Figlio, ai lati siedono la Vergine e San Giovanni Battista, una “deesis”, la preghiera di intercessione a Dio di origine bizantina. Ai lati la corte angelica è rappresentata da straordinari Angeli, musici e cantori e nei pannelli estremi sono rappresentati i Progenitori, Adamo ed Eva. La bellezza delle immagini di queste tavole è assoluta, esaltata dalla resa materica dei tessuti preziosi e dei gioielli, e dalla luminosità dei colori, stesi con magistrali strati di velature. Questa “deesis”, quasi come una “porta reale” delle iconostasi bizantine, conferma il pensiero, in chi scrive, che il pittore avesse visto a Bisanzio la “Deesis” della grande basilica di Santa Sofia, un mosaico con fondo dorato del XII secolo che si trova nella galleria meridionale. Nella zona inferiore del polittico, al centro c’è la grande tavola con l’Agnello Mistico, immolato sull’altare nel sacrificio eucaristico, il suo sangue è raccolto in un calice come suggello di redenzione per l’Umanità, ha intorno i simboli della Passione, mentre gli Angeli lo incensano e intonano inni. Su un tappeto di erbe e di fiori, una fontana getta acqua lustrale “di vita”, qui sono inginocchiati Profeti e Apostoli mentre, lentamente, in questa terra rinnovata, fiorita, dalla forte connotazione mediterranea, un’umanità felice, redenta dal sangue dell’Agnello, avanza dai quattro angoli del mondo verso l’altare: sono le Vergini, i Santi Vescovi e Confessori, i Martiri, i Patriarchi e i Papi.
Nei pannelli laterali, due per lato, avanzano le folle dei cristiani militanti: i Giudici integri, i Cavalieri di Cristo, gli Eremiti e i Pellegrini
Questa complessa composizione deve essere considerata una grande “historia salutis”, dalla caduta di Adamo ed Eva alla redenzione in Cristo. Jan Van Eyck fonde in questo colto programma iconografico dottrine e concetti antichi con dogmi e tesi teologiche del suo tempo, nelle quali si avverte anche la spiritualità del grande movimento riformista fiammingo della Devotio Moderna.